In pulverem reverteris

Per molti anni mi sono occupato quasi giornalmente di classificare rifiuti. Si tratta di un’occupazione molto specialistica, incentrata sulla raccolta e sulla valutazione di numerose informazioni tecniche. Tanto il processo di classificazione quanto i suoi esiti sono attentamente codificati dai legislatori e non costituiscono certamente il materiale migliore per una narrazione. Per tali ragioni, non ho potuto evitare di scegliere un caso veramente estremo.

Non ricordo chi avesse risposto al telefono tra i miei colleghi. Il cliente aveva pronunciato la parola magica “rifiuto” e tanto bastò perché divenissi rapidamente il suo interlocutore. Si trattava del responsabile di un centro di cremazione che richiedeva la classificazione di ceneri estratte dai forni. 

La richiesta mi lasciò alquanto perplesso: le ceneri che si raccolgono sul fondo dei forni al termine delle cerimonie dovrebbero essere consegnate ai parenti del defunto e non certo smaltite quali rifiuti. Sembra però che in occasione delle periodiche operazioni di manutenzione, i forni restituiscano quantità non trascurabili di ceneri, ormai prive di parenti.

Accettai l’incarico e scoprii che i legislatori hanno previsto un codice per le ceneri di cremazione, ma che tale codice si riferisce alle così dette “ceneri volatili” che si raccolgono nei condotti di estrazione dei gas, a debita distanza dai forni. Selezionai allora una manciata di codici non specifici e con un meticoloso lavoro di esclusione individuai infine, novello Pangloss, il migliore dei codici possibili. Spedii quindi il parere al cliente, preparandomi alla richiesta di chiarimenti che mi sembrava inevitabile.

La risposta del cliente non si fece attendere, ma fu sorprendente. Le ceneri anonime raccolte dai manutentori avevano creato molto imbarazzo tra i responsabili dei centri, inducendoli a chiedere un parere risolutivo al ministero. Di fronte ai codici proposti da quest’ultimo, la maggior parte dei responsabili non aveva però avuto animo di applicarli e aveva anzi concordato una contro-classificazione. Le maggiori perplessità riguardavano i codici che il ministero aveva tratto dal capitolo 19, dedicato ai rifiuti prodotti dal trattamento di rifiuti, dove la seconda parola “rifiuti” sarebbe stata inevitabilmente e indelicatamente riferita alle salme dei defunti.

L’incarico costituiva pertanto un’insolita forma di controllo qualità del processo di classificazione: quale sarebbe stata la risposta di un ingenuo classificatore commerciale? La risposta ingenua coincideva con il risultato della contro-classificazione, il buon senso era salvo e le ceneri, incompatibili con qualsiasi tipo di discarica, potevano ora raggiungere serenamente un nuovo forno, ancora prive di un nome ma con un codice certo.

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